mercoledì 31 ottobre 2012

Prime impressioni

Vorrei pubblicare una cosa che ho scritto appena arrivata.
Queste erano le mie prime impressioni, quando riuscivo a contare sulle dita delle mani i giorni passati qui in Ungheria.

Jól (bene).

Da cosa potrei cominiciare? 
Sono in Ungheria da esattamente una settimana e sono successe così tante cose che credo non riuscirò a dirle tutte.
Di sensazioni ce ne sono state tante, ma la meraviglia vince su tutte.
Meraviglia per i bungalow fantastici in cui hai dormito durante il campo a Budapest, meraviglia perchè hai suonato davanti ad una sala piena di famiglie e volontari un flauto strano che avevi preso in mano per la prima volta solo la sera prima. Meraviglia perchè anche se non avete parlato molto la ragazza thailandese con cui hai diviso la stanza ti ha regalato un portachiavi alla fine del campo. Meraviglia perchè il cibo ungherese è molto meglio di quello che ti aspettavi. Meraviglia per tua nonna che ogni volta che le dici "köszönöm" (grazie) è felice per mezz'ora e anche per tuo fratello che dopo quattro giorni di convivenza ti caccia dalla sua stanza come se ti conoscesse da una vita.
Sì, per ora mi sono ambientata, nel paese dalle parole lunghissime. "Magyarországon" (in Ungheria): dove le strade cittadine hanno la doppia carreggiata, dove con 40° all'ombra si continua a mangiare imperterriti zuppa e purè di patate, dove tra una città e un'altra ci sono distese enormi di verde, dove le salumerie hanno tantissimi tipi diversi di salame, e neanche un prosciutto, dove un giorno fa freddissimo e quello dopo caldissimo.
E poi sei sempre contenta, e ti ritrovi a ballare le danze ungheresi con un ragazzo giapponese, o forse era thailandese?, però poi si cambia e questo qui ti pare di averlo visto tra i volontari,  e si cambia di nuovo e su questo qui non hai dubbi, è Davide, il torinese con cui stai ridendo e scherzando da tre giorni, quello che ha avuto il coraggio di bere due caffè, se così vogliamo chiamarli, di quelli che ti servono in aereo. E quando poi è ora di andare a dormire e il tuo bungalow è tra gli ultimi, allora puoi salutare tutti i ragazzi e i volontari che ci sono, e puoi anche permetterti di improvvisarti ungherese e cercare di dire "jó éjszakát" (buonanotte) tanto anche se non lo dirai bene, e sicuramente non lo dirai bene, loro ti capiranno lo stesso. 
E forse non sei contenta solo quando quel simpaticone del preside della tua scuola ti dice ridendo che matematica la devi fare e basta, tanto non la capisci in italiano, figurati in ungherese. Però dato che non puoi restare scontenta per più di cinque minuti ti dice che di pomeriggio ci sono dei corsi d'arte e che tu puoi farne quanti ne vuoi, e poi ti fa vedere le meraviglie che sono capaci di fare i suoi studenti con quattro colori ed un foglio di carta, e allora dovresti pensare che farai pena rispetto a loro, ma questo pensiero non ti sfiora neanche minimamente.
Perchè sei sempre contenta, e non perchè qui le cose siano diverse dall'Italia, migliori, ma perchè qui riesci a meravigliarti di nuovo di cose semplici. Dei "mmm" che usi per comunicare con chi non capisce l'inglese, oppure degli "egészségedre" (salute) che riesci a pronunciare bene, di quando vai a fare la spesa con tua mamma o di quando tuo padre, appena tornato dall'ufficio sale su per salutarti. 
Insomma, questa vita è fantastica, non perchè la stia vivendo in Ungheria, il posto non c'entra, anche se è bellissimo, piuttosto il modo in cui lo sto vivendo, perchè come dice Marcel Proust:“Il vero viaggio di scoperta non consiste nel cercare nuovi orizzonti ma nell'avere nuovi occhi"  









martedì 30 ottobre 2012

Sziasztok!

Sziasztok!
Martina vagyok. Olaszországból jöttem.
Most Magyarországon élek. Cserediák vagyok.


E questo è tutto quello che so dire in ungherese per ora.

Sono Martina, napoletana in Ungheria.
Il mio orgoglio partenopeo è aumentato in modo esponenziale da quando sono qui.
So bene che avrei dovuto cominciare questo blog quando sono arrivata qui, e ad essere sincera l'ho cominciato quand'ero in Italia.
Ma alla fine ho cancellato tutto e voglio ricominciare ora.

La mia idea è di ricordarmi di quest'anno, non per fare "l'alternativa", piuttosto perché qui sono quello che voglio essere. Niente limiti.

Vivo a Békéscsaba, una città di 67.000 abitanti nel sud est dell'Ungheria.
Ho 4 fratelli ospitanti. 
Atilla. 17 anni. Il primo ricordo di lui è una stretta di mano gelida quando ci incontriamo la prima volta a Dunaharaszti e la faccia mezza schifata di quando mi addormento sulla sua spalla nella macchina mentre andiamo a casa.
Ricordo anche di quando mi costrinse ad andare a casa mentre lui se ne stava in giro tutto il giorno. Oppure di quando non vuole uscire e costringe anche me a stare a casa. Però tutti questi momenti vanno a farsi fottere quando entra nella mia stanza per salutarmi, quando mi grida dalla sua stanza "Tu sei pazzo!". Quando mi sorride con quella faccia da cane. Quando invece usciamo.
Non ne sono innamorata, ma ogni volta che lo faccio contento mi sento bene.
Poi c'è Csaba, la dolcezza fatta persona.
Ha 14 anni e un secondo nome, Ajtony, che adoro.
L'abbraccio della buonanotte è diventato un obbligo, bhè, diciamo gli svariati abbracci che definiamo ultimi ma che continuano fino a quando l'orologio mostra orari davvero riprovevoli, anche per gente che è in vacanza d'autunno.
La prima volta che entrò nella mia stanza aveva bisogno di un consiglio, una ragazza. 
E pensare che io quasi le odio le donne, peccato che faccia parte di questa perfida razza.
Parlammo un sacco, e da quella sera capii che anche se avevo un fratello apatico, ne avevo anche un altro che dopo le nove di sera era fantastico.
Già perchè tutto quello che di buono capita con questi due succede sempre dopo le nove, quando si staccano dai pc. Qui in casa ce ne saranno quasi una decina, se si contano anche tablet e affini.
Ho due sorelle, Ancsa e Emese.
Ancsa ha 20 anni e tutti la adorano. Anche io.
Vive a Budapest e quindi ci vediamo solo nei week end. 
Però l'adoriamo.
E infine c'è Emese, ha 10 anni ed è la cocca di casa, vivendo con i fratelli grandi è venuta su un po' viziata.
Però stiamo bene insieme, dato che ho il mio laptop e quindi non minaccio la sua egemonia.

Bhè, questa è la mia nagy csalàd! (grande famiglia)