giovedì 29 novembre 2012

Vaffanculo.

Spero che questo post non lo legga nessuno, so è che ingiusto ma devo scriverlo.

E' un momento di merda.
Odio i miei compagni di classe.
Odio che anche ora che andiamo d'accordo, che esco con loro, che mi sforzi di parlare in ungherese non mi aiutino.
Non mi dicono cosa succede in classe, non so quando manca un professore, mi passano davanti e non mi avvisano che l'aula della lezione è stata spostata.

Mio fratello è venuto a chiedermi se domani devo andare a scuola, dato che c'è il ballo dei maturandi, e io non so niente.
Perchè nessuno mi dice mai niente.

Vaffanculo, a tutti, a quelli che dal primo giorno hanno deciso di ignorarmi, a quelle che mi sorridono ma che alla fine mi parlano dietro, e anche a quelle che sono gentili e che mi invitano ad uscire.

Vaffanculo a Lidia, la referente della classe che se in una conversazione intera capisco solo "fiori" e "persona" mi dice che mi basta sapere quello.

Vaffanculo.


mercoledì 28 novembre 2012

Alberi, infarti, pizze e letti.

Bhè, da dove cominciare. Non ne ho la più pallida idea.
Vada per un "in media res". Partiamo da oggi, lezione di ungherese con i ragazzi di AFS.


Per la strada ho scattato questa foto. Credo che non ci sia niente di più bello di guardare il cielo tra i rami degli alberi. Normalmente vado alla lezione di ungherese con Pao-lin, la ragazza belga che frequenta la mia stessa scuola, ma oggi non mi sentivo molto bene e quindi non le ho chiesto di incontrarci per andare insieme. Ma dopo aver scattato questa foto mi sono sentita meglio.

La lezione è stata piacevole anche se Gàbor, il mio angelo custode ha detto di dover parlare con me riguardo un "problema".
Mi sono un po' preoccupata, anche se sapevo di non aver fatto niente di male, però dovevo aspettare la fine della lezione per poter discutere.
Finita la lezione siamo rimasti un po' a chiacchierare intorno al tavolo, Gàbor si è avvicinato e mi ha detto che dal semestre prossimo non potrà essere più il mio angelo custode perchè sarà in viaggio per la maggior parte del tempo, e che quindi stavano cercando un altro volontario che potesse rimpiazzarlo. Io avevo le lacrime agli occhi, stavo per scoppiare a piangere, ma in quel momento Ryuji, il ragazzo giapponese, ha spostato la sedia e mi ha schiacciato le dita. "Grazie" a questo incidente tutti hanno pensato che stessi lacrimando per il dolore alle dita. Quando l'attenzione di tutti è ritornata alle loro conversazioni ho quasi implorato Gàbor di restare il mio angelo custode, non mi importava che non fosse a Békéscsaba per tutto il tempo. Allora lui mi ha detto che la notizia di cambiare volontario non era vera, ma che l'aveva detto solo perchè in quel modo avrei accettato più semplicemente il fatto che non sarebbe stato qui tutto il tempo, a causa dei suoi impegni con l'università.
Quei 20 secondi sono stati i più terribili di questi tre mesi.
Però poi tutto è ritornato normale, volevo spaccargli la faccia, ma non avevo sufficiente spazio per alzarmi!
Nel mentre si erano materializzate due pizze.
Nessuno sapeva di chi fossero, nessuno tranne Gàbor.
Le aveva comprate per noi due, per scusarsi di queste due settimane in cui era stato troppo impegnato per passare un po' di tempo con me.
Dite un po' se non è la persona migliore che potesse capitarmi.

Questa giornata è stata bellissima, è cominciata nel letto di mio fratello. EVITIAMO fraintendimenti, ero da sola. Semplicemente il suo letto è comodissimo quindi dato che ieri ha dormito in salotto per vedere un film io ho potuto dormire nella sua stanza.
E' incredibile come in poche settimane siano caduti tutti i limiti che avevamo.
Fino al mese scorso non mi sarei mai aspettata che entrasse nella mia stanza, anche solo per dirmi ciao. Ieri sera, anche se avevo la luce spenta, che è il "signor" limite, è entrato e mi ha detto, io vado giù, perchè non vai a dormire nel mio letto? IL SUO LETTO. L'altro giorno ho dovuto implorarlo per poterci dormire.
Questo però è solo un esempio di tutte le cose fantastiche che stanno succedendo.
Le mie compagne di classe sono molto affettuose, ed esco spesso con alcune di loro. Ieri sono andata a vedere Breaking Down, e cavolo, mi è anche piaciuto!
Dopo siamo andati a mangiare "diòs palacsinta" e io le ho ordinate in ungherese!
Erano davvero buonissime.







Come ultima cosa posto alcune foto che ho scattato in giro, perchè la mia Tut me lo ha chiesto :)







Riflesso del semaforo 
nel vetro del bus.


 

Sembra tanto una foto di un avvistamento anomalo, ma è semplicemente la strada di casa alle 10 di sera.

sabato 24 novembre 2012

A foglalkozàs az Olaszorszàg és a Magyarorszàg között.


                                                                                                                                                   
   "Il popolo non dovrebbe temere il proprio governo, sono i governi che dovrebbero temere il popolo!" [cit. V for Vendetta]

Oggi nella mia scuola italiana è cominciata l'occupazione. 
1200 ragazzi hanno deciso di farsi sentire, di prendere le redini del nostro futuro, di esserci.
Sono orgogliosa di tutto questo e anche molto triste, perchè non posso partecipare attivamente.
Non sono potuta entrare trionfalmente con tutti gli altri per l'entrata principale, non ho applaudito quando Villani, il nostro rappresentante, ha gridato al megafono "Il liceo Severi è ufficialmente OCCUPATO", non ho visto la faccia furiosa di Marcellina, la nostra preside-dittatrice. 
Niente paura per la polizia, niente corsi semiseri, niente cori.
Oggi sono stata in una classe di italiano, e dato che la prof non c'era mi sono messa un po' a scrivere, cosa che faccio spesso da quando sono qui. All'improvviso mi è venuta l'idea di scrivere uno slogan in ungherese per l'occupazione e ho chiesto aiuto a dei ragazzi perchè la traduzione linguanormale-ungherese è alquanto complicata, non tanto per le parole in sè, piuttosto perchè spesso delle frasi che in una lingua normale hanno senso lo perdono completamente in ungherese. 
La mia idea originale era "Mindenki akar a Severi foglalt" che significa "tutti vogliono il Severi occupato" ma in ungherese non aveva alcun senso, quindi ci siamo scervellati per trovare un altro slogan.
La cosa che mi ha stupito è che il quadernetto su cui avevo scritto le mie idee è girato per tutta la classe e molte persone hanno cercato di aiutarmi, mi hanno chiesto la traduzione della parte in italiano, si sono interessati a quello che sta succedendo in Italia e si sono spaventati quando gli ho detto che l'occupazione è illegale.
Alla fine la frase finale, che Làszlò, un ragazzo tanto carino e gentile mi ha aiutato a scrivere, è stata " Vegyétek figyelembe azt amit a Severi akar" che in italiano è traducibile con "Fate attenzione a quello che il Severi vuole".
Questo pomeriggio l'ho pubblicata sul sito della scuola ed è piaciuta a molte persone, alla fine è tutto quello che ho potuto fare da qui.


Intanto adoro sempre di più l'atmosfera di questa città. Il cielo bianco, gli alberi spogli, il tappeto di foglie, il freddo, dover fare giri immensi per arrivare alla fermata a causa dei lavori.
Oggi ho dovuto aspettare un'eternità per il mio bus e ho scattato alcune foto.
Questa è sicuramente la migliore.





mercoledì 21 novembre 2012

A fehér nap

Ci sono tante cose qui che in Italia non avevo mai visto.
Per esempio la nebbia. 
Per me è una cosa completamente nuova.
Uscire di casa alle 9 e mezza del mattino e vedere tutto bianco. 
Camminare verso..

..llkjhgfd
sziasztok olasz olvasók. most bizonyosan azon gondolkodtok, mit jelenthet ez a kacifántos mondat.... hát megszívtátok mert nem fogom leforditani az olasz irótoknak:)))
  Questo l'ha scritto Ati, mio fratello, significa "salve lettori italiani. Ora sicuramente vi state chiedendo che cosa questo potrebbe significare .... Ma preferisco succhiare invece che tradurre in italiano"
Ma ritorniamo alle cose serie..


Camminare verso il bianco assoluto, con gli alberi rossi ai lati e le nuvolette che ti escono dalla bocca quando respiri. Sentire il gelo sulle guance, vedere i tuoi capelli che inumiditi dalla nebbia si arricciano intorno al cappello, la distesa di foglie gialle ai tuoi piedi.
A completare il quadro c'è il mio fratellone Ati, con la sua pelle bianchissima e la faccia da cane che mi cammina affianco, che mi presta i suoi guanti perchè fa freddissimo, che ogni tanto si volta a vedere se ci sono ancora. 
Tutto questo mi da una sensazione di pace e sicurezza incredibile.
Poi uscire di scuola alle 15, e questa volta essere da sola.
La nebbia c'è ancora, dal portone della scuola non riesco a distinguere molto.
Le luci dei semafori sono soffuse. Davanti a me, mano nella mano ci sono due ragazzi della mia classe, sono tenerissimi, così imbottiti per ripararsi dal freddo.
La città è in ristrutturazione, il corso è pieno di cumuli di materiali, un cantiere sempre aperto, per arrivare alla fermata passo tra gru e nastro giallo. 
Poi arriva il bus, che è beige e si intona alla perfezione all'atmosfera malinconica della città.
Quando arrivo alla mia fermata, devo attraversare la strada, che è larghissima, guardo a destra e a sinistra e non vedo altro che bianco. Anche il viale di casa è nascosto dalla nebbia. Mi avvio verso casa, rischio di sorpassarla senza vederla, la mia casetta bianca e verde. Entro in giardino, non vedo ancora niente. Mi avvicino alla porta, sto morendo di freddo, entro in casa, dopo tutto quel bianco gelido c'è una ventata di calore ed un giallo accogliente. Mio fratello è lì "Szia Màrtina. hogy vagy?" (Ciao Martina, come stai?)

domenica 18 novembre 2012

4 ottobre, una vita fa.

"Ti ritrovi da sola in una classe di bambini di dieci anni a fare religione. Senti una vocina che ti dice "ieri hai imparato a coniugare i verbi, dimostra quello che sai fare". Ci provi, ti capiscono, comincia una conversazione su tutte le lingue che studi. Dicono che parli bene ungherese. La maestra detta e la bambina accanto ti corregge gli accenti che dimentichi. A fine lezione ti accompagnano al bar e ti comprano le caramelle, ultima domanda "Ti piace l'Ungheria?"

mercoledì 14 novembre 2012

Petőfi Sándor: Fa leszek.

Fa leszek, ha fának vagy virága.
Ha harmat vagy: én virág leszek.
Harmat leszek, ha te napsugár vagy...
Csak, hogy lényink egyesüljenek.
Ha, leányka, te vagy a mennyország:
Akkor én csillagá változom.
Ha, leányka, te vagy a pokol: (hogy
Egyesüljünk) én elkárhozom.


Io sarò albero se ti farai

fiore d’un albero:
se rugiada sarai mi farò fiore.
Rugiada diverrò se tu sarai
raggio di sole...
così, mio amore, noi ci uniremo.
Se, mia fanciulla, tu sarai cielo,
io diverrò, allora, una stella:
se, mia fanciulla, tu sarai inferno,
(per unirci) mi dannerò.

domenica 11 novembre 2012

"Ma ci sarà un souvenir, che ci ricorderà solo certi momenti"

Gli ultimi due giorni sono stati fantastici, quindi perchè non parlarne?
Venerdì mattina a scuola ho preso un 5 (qui i voti vanno da 1 a 5) per aver imparato a memoria la prima strofa di una poesia ungherese. Era da una settimana che la prof cercava di fare la simpatica chiedendomi se avessi imparato la poesia come tutti gli altri, anche se normalmente mi considera a tal punto da non aver ancora imparato il mio nome. Alla fine l'ho imparata, o meglio, la prima strofa. Però la prof era contenta e tutta la mia classe sbalordita. La prof di matematica poi mi ha detto che per due settimane non ci sarà, quindi nelle sue ore starò con la prof di italiano. Con un po' di fortuna riuscirò a conoscere meglio altri ragazzi.
Nel pomeriggio una mia amica mi ha invitato ad andare con lei ad un incontro di giovani nella chiesa pentecostale. Ho conosciuto molte persone fantastiche: Felicie la sorella ventenne della mia amica, che si chiama Angélique. Entrambe sono simpaticissime e molto esuberanti; Pierre, il fidanzato francese di Felicie (premetto che amo la Francia e il francese) quando mi ha parlato in francese mi stavo sciogliendo, sfortunatamente non è venuto con noi. C'era la figlia del pastore, di cui non ricordo il nome, che appena mi ha vista mi ha chiesto "dove sei stata tutto questo tempo?"  e anche una ragazza che ha detto di adorare la mia voce, anche se non capisce l'inglese. Per concludere c'erano due ragazzi, uno che mi ha fatto un sacco di complimenti per il mio inglese ed un altro, Janos, un ragazzo con i rasta con cui ho fatto una figuraccia un paio di giorni prima. L'avevo visto sull'autobus e mi ero messa a fissarlo per tutto il tempo per via dei suoi capelli. L'incontro mi è piaciuto tantissimo e ho deciso di andare tutti i venerdì.
Ieri mattina sono andata con mia sorella a fare shopping. E' stata la prima volta nella mia vita in cui ho trovato tutto quello che volevo.
Prima di tutto ho comprato un paio di stivali stile Ugg. Li ho pagati solo 16€!
Poi ho trovato un maxi maglione verde e un basco grigio di lana. Per chiudere in bellezza ho trovato gli orecchini  a forma di albero, perchè io "sono un albero rosso e blu" (Egy vörös és kék fa vagyok)
Mia sorella è stata più sfortunata, non ha trovato gli stivali che cercava.
Nel pomeriggio abbiamo impastato la pizza, mentre facevo le pagnotte per metterle a lievitare Ati mi fa "le fai rotonde vero? Perchè se non sono rotonde non sono italiane!" Ci siamo divertiti un sacco a cucinare, e poi abbiamo visto un film "Abraham Lincon: vampire hunter". Faceva paura però non aveva molto senso.
Per concludere oggi è venuta a trovarci una parente dall'Inghilterra, Viki. Ha due bambini, Amanda e Adam. Adam ha 4 mesi, era bellissimo, ha degli occhioni blu dolcissimi. Si è messo a giocare con i miei capelli e abbiamo fatto un patto, da grande imparerà l'italiano.
Questi sono i bei momenti che ricorderò per sempre!


  

sabato 3 novembre 2012

Le 10 cose che mi mancano dell'Italia



  • La pizza quella cotta nel forno a legna, piena di mozzarella filante, con i bordi bruciacchiati e il basilico fresco.
  • L'acqua la mia amata acqua della "Madonna" appena presa dalla sorgente, frizzante ma non troppo.
  • Mangiare insieme scendere la domenica mattina e fare colazione tutti insieme, oppure impastare le tagliatelle e litigare per il condimento da scegliere.
  • Gli abbracci quelli che troviamo sempre un motivo per dare. Anche solo per salutarci ogni mattina.
  • Parlare in napoletano ed usare l'italiano solo in casi estremi, perchè noi "simme e Napule"
  • Le camminate a scuola che quando non ne potevi più uscivi e andavi sulla pista dietro la palestra e restavi lì steso.
  • "L'ammuìno" che in italiano sarebbe il chiasso ma non solo, è la vitalità, riuscire a sentire la musica della tua vicina anche se hai le finestre chiuse, i clacson delle macchine, la gente che parla sui balconi, che urla al telefono, che vive.
  • La magia del sabato sera l'esigenza vitale di uscire, andare al pub, mangiare una pizza, passeggiare sul lungomare, vivere quell'unica serata libera che abbiamo, voler fare tutto e non riuscirci.
  • Le risate avere la battuta pronta per ogni situazione, ridere fino alle lacrime, in classe, in giro.
  •  Gli inciuci spassionati sapere gli affari di tutta la città, di quelle vicine e qualcosa di più.

venerdì 2 novembre 2012

"Angyalkam"

Tra le persone fantastiche che ho conosciuto c'è Gàbor, il mio "angelo custode" ossia il volontario AFS che si occupa di me.
Ci siamo incontrati a Dunaharaszti, il luogo in cui ho fatto il campo di benvenuto.
Siamo arrivati verso le 19, mentre gli altri cenavano. Prima di tutto dovevamo passare per degli stand per consegnare documenti, ritirare libri, t-shirt, acqua, cibo e ricevere il numero del bungalow. Ero stanchissima, dopo aver preso due aerei, la corsa per non perdere il secondo allo scalo, il sandwich orribile che ci avevano servito, l'acqua sporca chiamata caffè. I volontari che mi parlano in inglese e io che li guardo ma non capisco sul serio.
E poi spunta lui, il mio "grosso grasso" angelo custode! Un sorriso smagliante, un abbraccio di benvenuto, mi aiuta a passare  per tutti gli stand, mi accompagna al bungalow, che è in fondo, mi porta la valigia e anche un sacco di altre cose. Arrivati al bungalow, una casetta di legno con veranda e balcone, decido di prendere un letto al primo piano. Le scale sono ripidissime e Gàbor mi sale la valigia grande. Ancora oggi mi chiedo come abbia fatto a non rotolare giù dato che io ho avuto i miei problemi a scenderla il giorno dopo.
Parlando con le altre ragazze mi accorgo di essere stata fortunata perchè ho incontrato subito il mio volontario che mi ha aiutato, mentre altre ragazze avevano dovuto fare tutto da sole, anche se capivano meno di me.
Fin qui può sembrare un tesoro,ma quando ho scoperto che non è stato un caso che l'abbia incontrato, ma che abbia lasciato la cena, quando non aveva fatto che colazione quel giorno, solo per incontrarmi.
Che dalla prima volta che ha letto il mio dossier, a cui avevo lavorato con tanto impegno, ha fatto tutto il possibile per avermi nella sua città, per essere il mio volontario.
Quando mi ha raccontato questo mi sono sentita la ragazza più fortunata del mondo.
Ho un volontario che mi capisce, che sa sempre quando lasciarmi libera e quando invece farsi sentire.
All'inizio non parlavamo che su Facebook, mi chiedeva come andasse la vita e io rispondevo con il solito "fantastico".
Poi un giorno è stato fin troppo fantastico. 
La prima volta che mi sono sentita male è stato al termine del Garabonciàs, una gara tra scuole che dura una settimana. In quei giorni ero uscita sempre con mio fratello, fatto amicizia con molti ragazzi, mi ero sentita benissimo, parte del gruppo, sentirsi salutata con "ci vediamo domani sera", indossare la maglia della scuola. gridare "Csak a BEG" (solo la BEG). Mi sentivo bene.
Poi l'ultimo giorno torno a casa e scoppio a piangere, mi sento malissimo, non mi chiedo il perchè, piango e basta, tantissimo, entra mio fratello ma non sa cosa fare, è troppo presto, non ci conosciamo neanche da un mese, mi dice che piangere è inutile, ma io non so perchè piango. Entra mia mamma. Tutti sanno che sto piangendo, nessuno sa cosa fare.
Il giorno dopo tutto è passato, mi sento bene, o almeno credo.
A Gàbor non ci penso neanche un minuto, "posso farcela da sola" mi dico, anche perchè non saprei spiegargli cosa mi è preso.
I giorni passano e si torna a scuola. E' martedì, sport. Tutti al parco a correre, pioviggina e correre per mezz'ora senza sosta non mi ispira molto. Mentre attraversiamo la città sono da sola, ognuno a chiacchierare e io o troppo avanti o troppo dietro. La prof suona il fischietto e si parte, comincio a correre e anche a piangere. 
Non dovrei, eppure continuo a farlo, la prof mi chiede quale sia il problema, ma fatico a trovarlo, non posso essere davvero scoppiata a piangere perchè in 5 minuti di camminata nessuno ha parlato con me, è troppo stupido.
Mi tiro su. Ho bisogno di un consiglio, chiamo Gàbor. Ci vediamo il giorno dopo.
Gli dico come va, anche se lui sa già tutto, la scuola l'ha chiamato.
Gli dico di non sapere il perchè, che anche se a volte mi capita di piangere in Italia quello che sta succedendo è nuovo per me. Poi lui comincia a parlare e mi dice esattamente come sto. Mi spiega tutto, e all'improvviso ha davvero senso. Credo che solo allora, mentre mangio la cioccolata belga che Gàbor aveva portato apposta per me, ho capito di essere così fortunata. 
Posso pensare di essere sola, ma ho sempre qualcuno a cui telefonare, anche alle 3 di notte, sono sicura che saprà cosa dirmi, perchè lui ha vissuto le stesse cose che vivo io. Avrà inveito contro una lingua incomprensibile e contro tutte quelle persone che un giorno ti parlano e l'altro non si ricordano di te.
Avrà avuto la sua prima frase in lingua, i tanti piccoli traguardi e le tante piccole delusioni.
Ma se grazie a tutto questo è diventato quello che è ora, allora sono pronta a viverlo anche io!