martedì 29 gennaio 2013

Választások


Mától próbálok írni magyarul is. Tudom hogy ez nehéz de akarok jòl beszélni a legnehezebb nyelv Európában.

+159 nap.
Mától több napot voltam itt, mint amennyit lenni fogok. 
Olyan gyorsan teltek ezek hónapok. Sok mindent csináltam, próbáltam és tanultam. Nem mindig volt könnyű. Néha magányosnak éreztem magam. Az élet a cserediákként furcsa. Túl sok érzelem. De a cserediák élete a legjobb. Fel lehet fedni egy új világot. Fel lehet fedni valami újat magadban. Lehet próbálni írni és beszélni egy új és komplikált nyelvben, és nyilvánvalóan lehet nevetni a furcsa ékezeteken. Az igazság az, hogy ebben az évben tanuljuk meg a helyes utat élni: minden pillanat fontos.
Nem számit mit csinalsz, csak próbáld élvezni.
A legjobb èletet èlem a vilàgon, az enyem!
Köszönöm Magyarország!

De Úristen, a magyar túl nehéz.


Da oggi provo a scrivere anche in ungherese. Lo so che è difficile ma voglio imparare a parlare per bene la lingua più difficile d'Europa.

+159 giorni.
Da oggi ho vissuto più giorni qui di quanti me ne restino da vivere.
Questi mesi sono passati così velocemente. Ho fatto, provato ed imparato tante cose. Non è sempre stato semplice. A volte mi sono sentita sola. La vita degli exchanges è strana. Ci sono così tante emozioni. Ma la vita degli exchanges è anche la migliore. Puoi scoprire un nuovo mondo. Puoi scoprire qualcosa di nuovo in te stesso. Puoi provare a scrivere e parlare in una lingua nuova e complicata, e ovviamente puoi ridere del tuo accento buffo. La verità è questa, che in quest'anno impariamo il modo migliore per vivere: ogni minuto è importante.
Non importa cosa fai, prova solo a godertelo.
Sto vivendo la migliore vita del mondo, la mia!
Grazie Ungheria!

Ma santo cielo, l'ungherese è troppo complicato.

sabato 26 gennaio 2013

Nézd csak, mi ez? Ez a vilàg!

Non ho mai creduto davvero alle concidenze, al "se deve succedere succede" di mia madre, al "destino scritto da altri altre vite fa" del Liga.
Però a volte succedono cose strane, come se qualcuno ti volesse dire qualcosa.
Quando a febbraio scoprii che sarei partita per l'Ungheria feci quello che qualsiasi ragazzo farebbe: cercai la pagina Facebook di AFS Hungary.
I mesi passarono ed il 31 luglio arrivò anche il dossier della famiglia e della città in cui sarei andata ad abitare: Békéscsaba.
Così cercai ancora una volta su Facebook tutto quello che poteva interessarmi, aggiunsi tutta la mia famiglia e cercai la pagina Facebook del mio centro locale. Fu davvero una sorpresa scoprire che quella pagina l'avevo già trovata, esattamente il 24 febbraio.
Quindi mentre io aspettavo ansiosamente (Marilù ha dovuto dirmi come si dice in italiano, ho avuto un vuoto di circa 15 minuti) di sapere qualcosa, qualsiasi cosa, in più su quello che mi sarebbe successo, una parte di me aveva già deciso dove andare.
Békéscsaba.
Békés-Csaba.
Csaba è un nome di persona, precisamente il nome del figlio del re Atilla, l'ultimo re unno.
Békés invece significa "tranquillo".
Tranquillo.
In italiano ho sempre amato il suono di questa parola, così dolce e lenta. Sembra che ti culli e ti dica "tu rallenta, ci penso io".
E anche Békéscsaba ti dice la stessa cosa, con le strade grandi, gli alberi spogli, i tramonti autunnali infiniti o i cieli grigi di questo fantastico inverno.
Tutto qui ti invita a sorridere, a essere felice, a rilassarti.
Just slow down and enjoy your life. You can.


sabato 19 gennaio 2013

Je fais de toi mon essentiel, ce que j'aimerais plus que personne.

Tudom, hogy nem irtam semmit az elmùlt hetekben de nem jòl voltam. Beteg voltam és nagyon szomorù is.
Lo so che non ho scritto niente nelle settimane scorse ma non stavo molto bene. Sono stata malata ed ero anche molto triste. (Diciamo che la crisi di gennaio l'ho sentita per bene)

Non so bene da dove cominciare, ci sono state tantissime cose in queste due settimane.
Sono stata malata due volte, ho passato dei giorni davvero di merda, però la dottoressa è stata tanto gentile.

Avevo in programma di andare a vedere "Les Miserables" con le mie compagne di classe, ma alla fine sono andate l'ultimo giorno di proiezione senza di me, perchè ero ancora malata.

Venerdì sera sono uscita con i ragazzi turchi, Orhan e Buse, e credo sia stata l'uscita migliore tra exchanges fino ad ora. Eravamo in un certo modo "intimi", con lo stesso modo di pensare, di discutere, di intendere una serata al bar. Ho scoperto di aver tantissime cose in comune con Orhan, possiamo parlare praticamente di qualsiasi argomento.
Il giorno dopo sono uscita con Ati ed i suoi amici.
Mentre andavamo al centro nevicava. La neve di notte è bellissima, sembra che le stelle cadano dal cielo.
E' stata una bella serata che però non è finita nel migliore dei modi, anzi...
Sono anche andata ad una lezione di aikido, arti marziali. L'intenzione era guardare, ma l'istruttore ci ha convinti a fare gli esercizi. Un bambino di un metro e venti mi ha buttato a terra in tre nanosecondi, facendomi battere la testa così forte da farmi girare la testa per mezz'ora. Ignorando questo particolare, anche se dopo tre giorni mi fa ancora male il collo, è stato divertente.
Nell'ultima lezione di ungherese abbiamo fatto una fotografia con una scritta per la ragazza colombiana che arriverà tra qualche settimana.
Finalmente oggi c'è tanta neve. Non nevicava da prima di Natale, se escludiamo un giorno mentre ero malata, e quindi non me la sono potuta neanche godere.
Dato che ho in mente da un bel po' una cosa intelligente da scrivere (a volte succede anche a me!) chiudo qui questo post di "scuse".
Che poi, interesserà a qualcuno??

giovedì 3 gennaio 2013

The hardest part of ending is starting again!

Anche il primo dell'anno è passato e io sono anche già tornata a scuola.
La giornata è cominciata con Ati che mi sveglia prestissimo, tipo prima delle 7, quando il bus passa solo alle 7:30. Per di più ero convinta che volesse svegliarmi buttandomi dell'acqua in faccia quando invece era solo la sua mano (deliri mattinieri!)
Arrivati a scuola io vado al bar per comprare la colazione e poi salgo in classe. Peccato che quando apro la porta non c'è assolutamente nessuno anche se sono già le 8.
Aspetto un po', poi decido di andare a controllare giù se ci sia qualche cambio di aula. Niente. Cerco la classe di mio fratello. Anche qui non c'è nessuno.
Alla fine busso alla sala dei prof ed esce una professoressa che capisce l'inglese: le spiego che non so che fine abbia fatto la mia classe ne tanto meno quella di mio fratello.
Lei va a prendere il foglio delle classi, mi dice che la classe di mio fratello dovrebbe fare inglese la prima ora e allora capisco. Oggi non è mercoledì ma giovedì!
Mi precipito nell'altro edificio dove di solito abbiamo lezione di inglese. Neanche qui nessuno. Ritorno nella hall, chiedo, questa volta in ungherese, all'unica signora che c'è se sa dove sia la classe di inglese, lei mi dice l'aula, quella in cui ogni santo giovedì abbiamo lezione, quella che non ricordo mai!
Quando entro la prof mi guarda con una faccia strana, mio fratello mi chiede se ho controllato il mio telefono, ma quello è spento 5 giorni su 7.
Il nuovo argomento è "the body beautiful", come se la prof sapesse che mi considero una cicciona e volesse farmi capire per bene che il mondo intero è d'accordo con me. Quindi oltre ad annoiarmi a morte, dato che metà della conversazione è in ungherese, comincio anche a deprimermi.
Il mio proposito di usare di più l'ungherese se ne va a puttane a braccetto con il mio buonumore.
Nel break tra inglese e religione incontro la mia classe, ma nessuno mi calcola davvero, tutti presi a raccontarsi chissà cosa. Le ore passano lentamente, in quella di religione il prof mi chiede che lavoro facesse Matteo l'evangelista, dopo averci riflettuto dico che faceva l'esattore delle tasse, nell'ora di media mi addormento per almeno dieci minuti, in quella di storia , finalmente su di morale, studio un po' di ungherese.
All'uscita incontro Pao-lin, la belga, che mi chiede se voglio fermarmi a prendere una cioccolata calda con lei. Senza pensarci due volte dico di si, così va a farsi fottere anche il proposito della dieta, diciamo che quando prendo una decisione la rispetto, no?
Per la strada incontriamo Ati con i suoi amici, tra cui un ragazzo a cui piaccio a detta di Ati e Attila (con quale coraggio vorrei sapere) e allora Ati comincia a dire ad altissima voce che dovrei invitare lui a venire con noi al bar, cosa che mi ha fatto vergognare un po'.
Ci fermiamo al Csaba Center, dove fanno la cioccolata calda migliore del mondo, parliamo un po' dei nostri progetti, e mi stupisco sempre di quanto io assomigli più a Gain che è thailandese piuttosto che a lei che è belga.
Alla fine torno a casa, guardo un po' "Így jártam anyátokkal" (How I met your mother) e mi rendo conto che capisco sempre di più, poi arriva Ati con il faccino innocente di quando vuole mangiare qualcosa di mio. Questa volta era un puffancs, un panino semi dolce. All'inizio dico di si, dato che non avevo neanche fame. Poi quando scendo giù trovo le patatine fritte e la mostarda sul tavolo come a dirmi "dovrai pur mangiare qualcosa oggi, perchè non noi?". Così mi prendo il mio puffancs, anche se Ati mi aveva dato già l'abbraccio di quando gli lascio mangiare qualcosa di mio. Dopo aver mangiato il puffancs galeotto e guardato una puntata di The office con Ancsa e Ati ho fatto una delle cose più stupide del mondo.
Cosa c'è infatti di peggio, quando già ci si sente una schifezza, di andare a leggere i blog di exchanges sconosciuti sparsi per il mondo?
Allora leggo di una ragazza con dei capelli ricci bellissimi, (anche i miei lo erano, ma da qualche tempo hanno deciso di venire fuori in un modo riccio strano e obbrobrioso)  e del suo fidanzato americano tutto coccole e abbracci e del loro capodanno insieme. Poi in un altro c'è la descrizione della scuola super figa e dei compagni super fantastici di un'altra ragazza sempre negli States, con tanto di didascalia sul musical "Notre Dame de Paris" che stanno guardando in francese, quando qui noi nell'ora di tedesco prima di Natale guardammo un film, "The help", in ungherese, e metà della classe era fuori l'aula oppure giocava col cellulare.
Amore e scuola, ma vado a cercarmele con lanternino?
Quando stavo in Italia avevo una classe fantastica, avevo conosciuto le persone migliori tra quei banchi. Avevamo le stesse idee, pensavamo in simbiosi, la scuola era davvero piacevole, sicura di trovare tutto quello di cui avevo bisogno.
Quando stavo in Italia avevo anche un ragazzo, con cui sono letteralmente cresciuta. Ci siamo conosciuti quando avevo 13 anni e da allora non ci siamo più lasciati, fino a qualche mese fa, quando ho deciso di lasciarlo, perchè alla fine siamo troppo diversi.
Lo so bene che è la scelta giusta, che per un giorno che stavamo bene passavamo una settimana a litigare, ma quando la sera mi metto nel letto, anche dopo una bella giornata a scuola, anche dopo aver riso e scherzato con Ati, anche dopo tutto, allora mi manca, mi manca sapere che c'è qualcuno che mi aspetta, che è pronto a sentire tutta la mia giornata, che anche in pigiama e una faccia cadaverica mi dice che sono bellissima. Mi manca essere unica per qualcuno.

martedì 1 gennaio 2013

Benvenuto 2013!

  Caro 2013
io non so bene cosa dirti. Quest'anno è stato il migliore della mia vita, ho finalmente realizzato il mio più grande sogno. Sono all'estero, e per arrivare qui ho combattuto e combatto ogni giorno "che la vita è sempre forte molto più che facile" ed ora non potrei chiedere niente di più. Quindi fai un po' tu. Io resto qui e tengo botta. Tanto so che "il meglio deve ancora venire!"