I don't know if I should start worry about it or just enjoy the moment.
Snow. Snow the 25th of March.
My lovely snow which came to raise up my day. My shity day.
Everything started this morning, at 7:30. And if I consider that when I had to go to school I woke up at 8:50 you could understand how painful it was for me, the first day of the spring break.
But I had to go to school because there were the trial of the english exam.
Or at least it was supposed to be.
Both my brothers had it at the same time 8:45, but I didn't receive any email, so I was there to check.
The first woman at whom we asked for my oral test just got angry because of my surname and she didn't find me in any list.
So we had to go in an other office in my school, where Ati explained that I received a phone call at which I answered saying to be italian and not understand what exactly he was asking me.
But everyone else received an email, so why exactly me??
Anyway there the woman asked who was this "Martina" and I said "it's me" and she got upset because Ati was explaining for me even if I was there, even though she was barely understanding what an hungarian boy was saying.
At least she said us that my oral part was supposed to be at 16:45, so I woke up early for nothing.
I really got angry because everyone treated me so bad just because my brother once in a while was trying to help me. But everytime I try to talk with them they just complained of not understanding trhough my accent.
So, I went home, I saw a lot on NCIS episodes just to start to think in english and not in hungarian and I ate my delicious fish sauce that everybody here seams to hate.
At 13:00 I went out to take my bus for the centre and in that moment in started to snow. It was a really little fall of snow, but still can make me smile. I guess I discovered what the magic dust in made from: it's just snow!
But the magic lasted untill I got into the school. There I felt once again unconfortable and my brothers' friends who stared at me when I was talking in english didn't help me.
Finally we had the written part, which was really simple and even too short for a B2. But the rest of the group seemed to need all the time the teacher gave us.
After I had my oral part and the teachers seemed to be astonished by my fluency. They suggested me to try a C1 exam because I would be able to pass it.
At the end of the exam a teacher asked me if it was normal for italian students to speak such a great english but I explained her that it's more like a survival skill I developped when I arrived here in Hungary.
That was a great moment, even because english has not always been my big friend.
On the way home I found Ati and Csabi on the bus and Ati was strangely happy and eloquent.
Snow continued to fall, everything was of a wonderful and delicate white. White like happiness I guess.
P.S. Ati drawn a smile on my medium nail, so I can send peple to fuck nicely :)
lunedì 25 marzo 2013
mercoledì 20 marzo 2013
Flusso di coscienza.
Non so esattamente come cominciare questo post.
Ad essere sincera non so neanche come continuare e la fine mi é sconosciuta.
So solo che mi sento " fuori moda, fuori posto, insomma sempre fuori dai".
Credo che nell´ultima settimana abbia trovato l´animo giusto per apprezzare a pieno "Non é tempo per noi" di Ligabue, che non mi era mai stata davvero bene addosso.
Ma ora sento che non é tempo per me.
Che ci sono "calendari a chiederci se stiamo prendendo abbastanza".
É la paura a poco piú di tre mesi dal ritorno.
La paura che ti danno tutte quelle domande che continui a farti e a cui non riesci a dare risposta.
La paura di aver tralasciato, trascurato quacosa.
La paura che ti da una notizia inaspettata.
La paura che hai quando di notte piangi e nessuno viene a consolarti, anche se dall´altre parte del muro é sveglio.
Ormai l´ho capito che da sola non vado da nessuna parte.
Ho provato ad essere autonoma, indipendente. Ho provato ad asciugarmi le lacrime da sola e dire "va tutto bene", ma poi ho capito che tornare a casa e non trovare nessuno con cui parlare mi faceva piú paura di perdermi per Budapest la prima volta che ci andai da sola, quando non sapevo ancora parlare l´ungherese.
E non lo so se questo vuol dire che non sono cresciuta, che ho ancora bisogno che qualcuno mi aiuti, ma so che io non ce la faccio a essere la ragazza silenziosa che se ne sta in disparte sempre da sola. Io i miei problemi non li riesco ad affrontare da sola. E che senso avrebbe restare da soli quanto hai bisogno d´aiuto se poi per essere veramente felice hai bisogno che qualcuno festeggi con te?
É davvero sbagliato bussare a tutte le porte che incontri per cercare un altro cuore che guarisca il tuo, tanto strano sentire il bisogno di una mano sulla spalla quando sei scossa dai sighiozzi?
Ho capito che il mio tanto adorato mondo bello e vario vuol dire che c´é gente che può fregarsene di me anche se io ho bisogno di loro, che sono liberi di ferirmi, di ignorarmi. Liberi di essere se stessi e liberi di voltarmi le spalle.
Ad essere sincera non so neanche come continuare e la fine mi é sconosciuta.
So solo che mi sento " fuori moda, fuori posto, insomma sempre fuori dai".
Credo che nell´ultima settimana abbia trovato l´animo giusto per apprezzare a pieno "Non é tempo per noi" di Ligabue, che non mi era mai stata davvero bene addosso.
Ma ora sento che non é tempo per me.
Che ci sono "calendari a chiederci se stiamo prendendo abbastanza".
É la paura a poco piú di tre mesi dal ritorno.
La paura che ti danno tutte quelle domande che continui a farti e a cui non riesci a dare risposta.
La paura di aver tralasciato, trascurato quacosa.
La paura che ti da una notizia inaspettata.
La paura che hai quando di notte piangi e nessuno viene a consolarti, anche se dall´altre parte del muro é sveglio.
Ormai l´ho capito che da sola non vado da nessuna parte.
Ho provato ad essere autonoma, indipendente. Ho provato ad asciugarmi le lacrime da sola e dire "va tutto bene", ma poi ho capito che tornare a casa e non trovare nessuno con cui parlare mi faceva piú paura di perdermi per Budapest la prima volta che ci andai da sola, quando non sapevo ancora parlare l´ungherese.
E non lo so se questo vuol dire che non sono cresciuta, che ho ancora bisogno che qualcuno mi aiuti, ma so che io non ce la faccio a essere la ragazza silenziosa che se ne sta in disparte sempre da sola. Io i miei problemi non li riesco ad affrontare da sola. E che senso avrebbe restare da soli quanto hai bisogno d´aiuto se poi per essere veramente felice hai bisogno che qualcuno festeggi con te?
É davvero sbagliato bussare a tutte le porte che incontri per cercare un altro cuore che guarisca il tuo, tanto strano sentire il bisogno di una mano sulla spalla quando sei scossa dai sighiozzi?
Ho capito che il mio tanto adorato mondo bello e vario vuol dire che c´é gente che può fregarsene di me anche se io ho bisogno di loro, che sono liberi di ferirmi, di ignorarmi. Liberi di essere se stessi e liberi di voltarmi le spalle.
mercoledì 13 marzo 2013
Jorge Mario Bergoglio
«Fratelli e sorelle buonasera, voi sapete che il dovere del conclave era di dare un vescovo a Roma e sembra che i miei fratelli cardinali siano andati a prenderlo alla fine del mondo...ma siamo qui»
Le prime parole del nuovo papa, Francesco, mi hanno colpito.
Prima di tutto quel "buonasera", un modo semplice e umano per salutare quelle migliaia di persone in piedi lì da ora ad aspettare lui.
Niente paroloni o grandi frasi, solo la gentilezza di un semplice uomo che si definisce "vescovo di Roma" e mai "Papa."
Un uomo che comincia il suo papato pregando insieme ai fedeli e poi chiedendo che si preghi per lui.
"Dobbiamo sempre pregare per noi, gli uni per gli altri."
Umiltà, semplicità, dolcezza.
La chiave giusta per ripartire. Ridare una nuova figura alla Chiesa, per tutti quelli, un po' come me, che a volte fanno fatica a trovarci il nesso tra quello che viene detto e quello che viene fatto.
Spero che questo sia solo l'inizio di bei giorni, così come una volta un prete disse "non vi auguro che oggi, il giorno del vostro matrimonio, sia il giorno più felice della vostra vita, bensì che da ora in poi viviate felici così come oggi."
Io, intanto, prego.
Le prime parole del nuovo papa, Francesco, mi hanno colpito.
Prima di tutto quel "buonasera", un modo semplice e umano per salutare quelle migliaia di persone in piedi lì da ora ad aspettare lui.
Niente paroloni o grandi frasi, solo la gentilezza di un semplice uomo che si definisce "vescovo di Roma" e mai "Papa."
Un uomo che comincia il suo papato pregando insieme ai fedeli e poi chiedendo che si preghi per lui.
"Dobbiamo sempre pregare per noi, gli uni per gli altri."
Umiltà, semplicità, dolcezza.
La chiave giusta per ripartire. Ridare una nuova figura alla Chiesa, per tutti quelli, un po' come me, che a volte fanno fatica a trovarci il nesso tra quello che viene detto e quello che viene fatto.
Spero che questo sia solo l'inizio di bei giorni, così come una volta un prete disse "non vi auguro che oggi, il giorno del vostro matrimonio, sia il giorno più felice della vostra vita, bensì che da ora in poi viviate felici così come oggi."
Io, intanto, prego.
domenica 10 marzo 2013
"Gyere kanka" "De most ki ez kanka?" "Mindenki kanka, de te nem, te olasz vagy!"
Lo ammetto, non ci sono stata molto in queste settimane.
L'ultimo aggiornamento era su "Les Misèrables".
Il lunedì successivo sono andata al teatro con la nonna dato che il mio professore di musica mi aveva dato due biglietti per lo spettacolo del 25 febbraio.
Era un concerto di fiati e tra i musicisti c'erano anche due ragazze della mia scuola.
La parte migliore è stata quando hanno suonato le musiche del "Fantasma dell'Opera", c'era anche un ballerino vestito da fantasma che dava le rose alle donne sedute in prima fila sulle note di "The point of no retourn".
L'unica nota fuori luogo è stata una coppia che ha cantato una canzone di Ricky Martin...
Dopo il concerto la nonna voleva portarmi al McDonald's, proprio come faceva la mia nonna in Italia ma oltre a non aver fame il nostro bus stava per arrivare.
Mercoledì è stato il compleanno di Gabor e io ho preparato il tiramisù secondo la regola italiana che ognuno regala quello che di meglio ha.
Giovedì quindi l'ho portato alla lezione di ungherese ma non è stato l'unico dolce che ha ricevuto, infatti anche altri ragazzi hanno preparato dei dolci per lui che poi hanno mangiato tutti insieme, io devo aspettare la fine di marzo per ritornare a mangiare dolci, dato che sto facendo il fioretto della quaresima.
Sabato sono uscita con Blanka, una ragazza tenerissima della mia scuola con cui ho parlato più o meno tre volte ma che comunque, quando ha saputo che sarei rimasta a casa il sabato sera mi ha subito invitato ad uscire con lei.
Siamo andati in un bar, Golya söröző, dove c'erano tantissimi ragazzi, molti dei quali fermamente convinti di avermi visto a scuola, mentre io ignoravo della loro esistenza.
Sono stata talmente bene da dimenticarmi di controllare l'orario e sono tornata a casa con mezz'ora di ritardo, ma mamma non si è arrabbiata!
Domenica pomeriggio ho fatto una videochat lunghissima con la mia Tut, Anna e Adriana e c'è stata una parte divertentissima quando loro cercavano di leggere il mio post in ungherese con un accento stranissimo e ho trovato Ati ed Ancsa fuori alla porta a ridere fino alle lacrime.
In questa settimana non è successo niente di davvero importante, oltre al fatto che mi sono iscritta in palestra e mi sono lasciata convincere da Balu a provare una lezione di salsa.
Questo week end invece è stato memorabile.
Venerdì è stata la festa della donna, che avevo del tutto dimenticato.
A scuola però ho visto tantissime persone camminare con mazzolini di fiori talmente piccoli e timidi da farmi pensare a tutti gli enormi mazzi di fiori che Raf mi comprava quando ero in Italia ma che non hanno mai significato niente per lui.
Comunque anche io ho ricevuto il mio fiore dai ragazzi della mia classe.
Durante la seconda pausa hanno portato un mazzo di fiori enorme in classe e ogni ragazzo ha dato un fiore a ciascuna ragazza della classe e anche a tutte le professoresse.
E' stato un bel momento, anche perchè Màtè, un mio compagno di classe è stato "costretto" a rivolgermi la parola per darmi il mio fiore.
Ma le sorprese non sono finite.
La sera ho incontrato gli altri exchanges, Buse, Orhan e Gain che ho finalmente rivisto dopo un paio di settimane.
Quando sono arrivata avevano in mano due mazzi di fiori e una bottiglia di champagne e alla domanda "dove andiamo?" ci hanno risposto "sorpresa!"
Alla fine ci hanno portato al parco, ci hanno dato i fiori, abbiamo aperto lo champagne e abbiamo passato una delle migliori serate fino ad ora, sotto una pioggerella sottile che faceva cantare gli alberi e inondava l'aria dell'odore dell'erba e della vita.
Credo che non avrei potuto trovare ragazzi migliori con cui condividere la mia vita qui. Siamo talmente diversi e talmente uguali, come solo degli exchanges possono esserlo.
Quella notte Buse ha dormito da me perchè il giorno dopo avevamo in programma di stare insieme ma non aveva come venire in città.
Siamo crollate sul letto una volta a casa e il giorno dopo ci siamo svegliate tardissimo, siamo arrivate in centro solo poco prima delle 12 e siamo rimaste lì fino alle 4 cercando tutto l'occorrente per il grande party di sabato sera.
Eravamo state invitate ad una festa a casa della nuova famiglia ospitante di Ryuji, con tutti i compagni di classe del nuovo fratello ospitante, tra cui anche Gain ed Orhan.
Ho comprato le scarpe più alte della mia vita e dopo dieci minuti ai piedi ho cominciato anche a rimpiangere i miei vecchi scarponcini, però è stato divertentissimo fare shopping con Buse.
Tornate a casa ci siamo riposate un po' e alle 8 siamo andate a prendere il treno.
Siamo state le ultime ad arrivare ma i ragazzi sono stati tutti socievoli e siamo stati il centro dell'attenzione per buona parte del tempo. L'unico problema è stato che tutti erano scalzi e quindi le mie scarpe nuove e bellissime sono rimaste abbandonate tutta la sera. A parte questo mi sono divertita tantissimo, soprattutto quando i ragazzi provavano a parlare in italiano.
I TAXI SONO QUI!!
Iscriviti a:
Post (Atom)