Mi sveglio alle 10:30, dove sono? Ah sì in Ungheria; giorno? 24 dicembre, vigilia di Natale: cosa mi aspetta giù?
Sicuramente non troverò la mia famiglia italiana riunita per preparare il fantastico cenone della vigilia, niente tavola strapiena di cibo, niente radio che manda canzoni natalizie, niente isterismo di mia madre che deve ancora preparare mille cose.
Scendo in cucina, pronta a festeggiare il mio Natale ungherese, ma anche un po' rassegnata perchè in casa non c'è l'aria natalizia che di solito c'è a casa in Italia.
Ed invece giù trovo Ancsa che sta preparando i biscotti per Natale. Farina dappertutto, tavola piena di scodelle, carta forno e teglie sparse per la cucina. Mi si illuminano gli occhi, più di tutto questo per me è Natale, cucinare insieme.
Dopo i biscotti andiamo a decorare l'albero di Natale, che è vero e piccolino. Tra tutte le decorazioni che ci sono in casa decidiamo di mettere solo quelle che hanno la forma di un angelo. C'è quello che ho fatto io con le bucce, quelli di fil di ferro di Ancsa, alcuni di tessuto e altri di carta. Ovviamente non mancano i mezeskalàcs che abbiamo già preparato e decorato.
Penso a tutti gli alberi fatti in questi anni, le corone di popcorn, le caramelle di carta, le palline multicolore non abbiamo mai pensato ad appendere dei biscotti, quando qui invece è normalissimo.
Quando anche l'albero è finito non ci resta che aspettare la sera per mangiare.
Anche alla cena arrivo senza troppe pretese, ma devo ricredermi. La zuppa di pesce che mangiamo all'inizio è buonissima, la cosa migliore che abbia mangiato da quando sono qui, e che mi ricorda tanto il pesce che cucina la nonna. Il pesce fritto però non è altrettanto buono dato che viene servito freddo con altrettante patatine fritte fredde. Accanto al pesce c'è anche della frutta sciroppata, le ciliegie sono buonissime. Alla fine apriamo i dolci, quelli che abbiamo cucinato noi e quelli che mamma mi ha mandato dall'Italia.
Dopo la cena, durata il tempo di mangiare l'antipasto in Italia, andiamo in salotto a giocare tutti insieme. Musica natalizia dalle casse del pc, stesi sui cuscini per terra, sgranocchiamo struffoli mentre qualcuno mi traduce le regole dei giochi. Mi ritrovo a dover pensare a parole ungheresi che comincino con una specifica sillaba, e mi rendo conto di essere quasi più brava di loro.
Verso le dieci apriamo i regali.
Questi a fianco sono i miei.
Una borsetta nera ricamata, orecchini e ciondolo di fimo con il simbolo dell'Ungheria e un libro "A Pàl utcai fiùk" cioè "I ragazzi della via Pal", il mio libro preferito! E ora posso leggerlo in lingua originale, essendo l'autore, Molnàr Ferenc, ungherese.
Nel libro c'era anche un bigliettino: "con lots of amore from Koszecz famiglia!"
Continuiamo a giocare fino a quando non siamo così stanchi da dover andare a dormire.
E' stato un giorno fantastico, diverso, magari strano, sicuramente non l'avrei trascorso così se me ne fossi stata in Italia.
Il tuo Natale ungherese è stato sì diverso da quello degli anni precedenti, mancano quegli elementi che caratterizzano il nostro, di 25, ma ha avuto ugualmente profumo di famiglia e si capisce tanto da come ne hai parlato. Penso che questo sia dovuto anche all'aver trovato una così bella famiglia, con la quale spero passerai altrettanti momenti speciali.
RispondiEliminaL'albero è una delizia, così come la foto con tua sorella.
Un megabacio. <3